mercoledì 3 agosto 2016

Spese condominiali: se il conduttore le contesta spetta al proprietario fornire prova della loro esistenza

Contestazione da parte del conduttore delle spese condominiali richiestegli dal proprietario (o dall'amministratore per incarico di quest'ultimo):  il primo deve pagare a semplice richiesta del secondo?
Assolutamente, no!
La Legge in proposito è molto chiara.
La norma di riferimento è rappresentata dal terzo comma dell’art. 9 della legge n. 392/78 che recita: II pagamento deve avvenire entro due mesi dalla richiesta. Prima di effettuare il pagamento il conduttore ha diritto di ottenere l'indicazione specifica delle spese di cui ai commi precedenti con la menzione dei criteri di ripartizione. Il conduttore ha inoltre diritto di prendere visione dei documenti giustificativi delle spese effettuate.
Due i diritti principali del conduttore:
1)   diritto di sapere a che titolo deve pagare la somma richiesta, con l'indicazione dei criteri di ripartizione utilizzati;
2)   diritto di prendere visione dei documenti giustificativi e delle fatture delle spese.
E se alla richiesta non seguono i chiarimenti? Si è autorizzati a non pagare.
Se il proprietario chiede delle somme a titolo di oneri condominiali e il conduttore le contesta e non le versa, il primo potrebbe chiamarlo in causa al fine di ottenere la risoluzione del contratto (non lo sfratto) per inadempimento. Naturalmente, il conduttore in giudizio potrà eccepire (provandolo) di aver chiesto vanamente, sia all'amministratore che al locatore, i chiarimenti dovutigli ai sensi del terzo comma dell’art. 9 della L. n. 392/78, chiedendo il rigetto dell'istanza del locatore e la condanna di quest'ultimo al risarcimento di tutte le spese.
La Cassazione sull'argomento ha così sentenziato: “Va ribadito il principio secondo il quale se il conduttore, convenuto in giudizio per il mancato pagamento di oneri condominiali, contesti che il locatore abbia effettivamente sopportato le spese di cui chiede il rimborso o non ne abbia effettuato una corretta ripartizione, incombe al locatore stesso, ai sensi dell’art. 2697 c.c., dare la prova dei fatti costitutivi del proprio diritto, i quali non si esauriscono nell’aver indirizzato la richiesta prevista dalla L. n. 392 del 1978, art. 9, necessaria per la costituzione in mora del conduttore e per la decorrenza del bimestre ai fini della risoluzione, ma comprendono anche l’esistenza, l’ammontare e i criteri di ripartizione del rimborso richiesto" (Cass. 6403/2004 e Cass. 28 settembre 2010 n. 20348).

CANONE RAI IN BOLLETTA: CODACONS E ASSOCIAZIONE UTENTI DEI SERVIZI RADIOTELEVISIVI IN CAMPO CONTRO IL NUOVO SISTEMA DI PAGAMENTO

Le Associazioni avvieranno un ricorso al TAR Lazio per ottenere l'annullamento del decreto del MISE che ha sancito l'inserimento del “Canone RAI” all'interno delle bollette elettriche



I FATTI. Il decreto n. 94 del 13 maggio 2016 del Ministero dello Sviluppo Economico - con oltre quattro mesi di ritardo rispetto alla data fissata dalla legge e dopo che il Consiglio di Stato, per ben due volte, ha esposto “perplessità” in merito ai contenuti del provvedimento - ha sancito l’inserimento del “Canone Rai” all’interno delle bollette elettriche, con un importo leggermente più basso rispetto al passato (100 euro anziché 113,50).
Dopo mesi di annunci, polemiche e dibattiti, il “Canone in bolletta” diventa realtà: già la bolletta della luce di luglio 2016, per la prima volta, prevede un importo aggiuntivo di 70 euro a titolo di arretrati, da gennaio a oggi. I restanti 30 euro del Canone TV 2016 saranno, invece, distribuiti nelle successive 3 bollette della luce. Per gli anni successivi al 2016, infine, il canone sarà suddiviso in dieci rate mensili, addebitate sulle fatture emesse dall'impresa elettrica aventi scadenza successiva alla scadenza delle rate.

UN PROVVEDIMENTO ILLOGICO. L'illogicità e le storture del nuovo sistema di pagamento introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 sono evidenti.
In primis, l'inserimento in bolletta snatura l’imposta legata al possesso di un apparecchio TV, legandola al pagamento di un servizio del tutto diverso (come l'utenza elettrica).
In secondo luogo, è evidente l'anomalia relativa al nuovo sistema di riscossione: un soggetto privato (l’impresa fornitrice di energia elettrica) si sostituisce allo Stato per l’incasso di un importo che rimane di spettanza Erariale. Peccato che i fornitori di energia non possano trasformarsi in esattori per recuperare il canone Rai, semplicemente perché si tratta di un compito che non gli compete.
Ancora, se è vero che il nuovo meccanismo di pagamento e riscossione del canone agevola l’Erario (nel contrasto al fenomeno dell’evasione), allora lo “sconto” praticato al contribuente risulta piuttosto esiguo: dati alla mano, infatti, il Governo avrebbe potuto abbassare il balzello fino a 80 euro.
Senza contare, in conclusione, la reiterata violazione dello Statuto del Contribuente: l'Agenzia delle Entrate avrebbe infatti dovuto richiedere ed ottenere — da parte delle anagrafi comunali — i dati relativi alla composizione dei nuclei anagrafici, così da evitare duplicazioni e confusioni; e ciascun utente avrebbe dovuto disporre di 60 giorni dall’entrata in vigore di tutti i provvedimenti di attuazione per presentare eventuali dichiarazioni di esenzione dal pagamento.

L'INIZIATIVA. Il Codacons e l'Associazione utenti dei servizi radiotelevisivi, come di consueto, hanno monitorato le varie fasi dell'operazione che ha portato all'inserimento in bolletta del Canone TVe hanno scelto di intervenire a tutela degli utenti italiani. Dopo aver tentato la carta della petizione on line, e pur comprendendo e rispettando la funzione pubblica svolta dalla televisione di Stato, le Associazioni avvieranno quindi un ricorso al TAR Lazio per ottenere l'annullamento del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 13 maggio 2016, avente ad oggetto “Regolamento recante attuazione dell’articolo 1, comma 154, della legge 28 dicembre 2015 n. 208 (Canone RAI in bolletta)”, pubblicato in GU n. 129 del 4.6.2016.
Per partecipare al ricorso clicca qui, iscriviti alle Associazioni inviando un sms solidale al numero 4892892 con il testo 203 URT RAI (al costo onnicomprensivo di 2,03 euro sosterrai anche la nobile causa dell'Associazione Mary Poppins impegnata ad assistere i pazienti del reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma -www.assomarypoppins.it).

Per partecipare al ricorso, il termine per l'arrivo nei ns. uffici della documentazione è attualmente fissato al 25/8/2016.

sabato 18 giugno 2016

Ed ecco a voi l’omicidio di Stato: ci lasciano morire prima e senza cure

Citai quel terribile studio, anzi, appello, pubblicato dalla più prestigiosa rivista medica del mondo, il “The Lancet”, che gridava che la Ue della nomenklatura stava ammazzando al ritmo di un bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, in Grecia. Vi ricordate i numeri? Migliaia di feti morti prematuri (aumento del 40%), aumento delle infezioni da Hiv del 3.000%  (sì, tremila) a causa mancanza di siringhe nelle province, ammalati di tumore lasciati a urlare come cani senza morfina fino alla morte, la vita media retrocessa a livello degli anni ’40. E nessuno può calcolare quanti altri europei sono morti prematuramente a causa di questa catastrofe voluta a tavolino chiamata Maastricht & Eurozona, anche se il fatto che oggi l’11% degli italiani non si può più curare adeguatamente la dice lunga. Ieri è morta una splendida persona, la parlamentare inglese Jo Cox, donna dalle mille battaglie umanitarie ammazzata da un rivoltante pazzoide in strada. Si dice che l’uomo gridasse “Prima la Gran Bretagna!”, era ovviamente un fanatico pro Brexit, e la povera deputata era invece per rimanere nell’Unione. Sospendiamo per un attimo l’emotività e l’orrore per questo osceno incubo.
Il fatto indubitabile è che l’opinione pubblica inglese ora con una probabilità vicina al 99% si sposterà verso il voto proUe, mentre gli ultimissimi sondaggi davano Brexit davanti. Anche perché la fanfara della nomenklatura strillerà a 8000 decibel che i pro Brexit sono una masnadsa di fascisti, hooligan, medievali nazionalisti, buffoni alla Farage, estremisti pericolosi ecc. Non finirà più di suonare da qui al 23 giugno. Credo – e spero tanto di sbagliarmi, ma no – che dovremo dire addio a Brexit, dire addio cioè alla più straordinaria opportunità della Storia di distruggere la nomenklatura di Bruxelles che, come detto sopra, uccide diecimila volte di più del bastardo cane assassino di Jo Cox. Sono senza parole. E giuro, e guardate che veramente lo scrivo con le dita che mi si stanno rattrappendo fino a spezzarmi le falangi, che non posso levarmi dalla testa l’idea che ho sempre ritenuto l’ultima idea che un giornalista vero debba mai intrattenere nel suo cervello, dopo aver esaurito ogni altra ricerca: il complotto.
Cazzo, che caso, mi dice una parte della mia testa, Cameron a febbraio cospira con la mega azienda di private security Serco per far partire una campagna segreta di sputtanamento di Brexit. Tutta la nomenklatura dei peggiori ceffi di Bruxelles fa muro contro Brexit. I neo-nazi di Merkel-Schauble ragliano minacce di fuoco, ma tutto quello che ottengono è che i sondaggi volano sempre più verso il voto per uscire dalla Ue. Poi arriva la riunione del Bilderberg in Germania, e oplà, uno dei volti più belli e umanamente puliti del ‘Rimaniamo in Ue’ viene macellata a pochi giorni dal voto al grido di “Prima la Gran Bretagna!”. Oplà, eh? Ma io non sono un Blondet o un Mazzucco, io faccio un altro mestiere, il giornalista, e senza l’Edward Snowden del caso Cox io ficco il complotto nella spazzatura, e dico solo una cosa. Una morte ora rischia con altissime probabilità di permetterne altre decine di migliaia per decenni per ciò che ho scritto due paragrafi più sopra. Sono senza parole, I’m beyond words.

Paolo Barnard, “Un morto aiuterà a produrne altre decine di migliaia, goodbye Brexit?”, dal blog di Barnard del 17 giugno 2016

mercoledì 11 maggio 2016

Acqua ai privati, tradimento di Stato firmato Renzi

Quello che è avvenuto il 21 aprile alla Camera dei Deputati è un insulto alla democrazia. Quel giorno i rappresentanti del popolo italiano hanno rinnegato quello che 26 milioni di italiani avevano deciso nel referendum del 12-13 giugno 2011 e cioè che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto su questo bene. I deputati invece hanno deciso che il servizio idrico deve rientrare nel mercato, dato che è un bene di “interesse economico”, da cui ricavarne profitto. Per arrivare a questa decisione (beffa delle beffe!), i rappresentanti del popolo hanno dovuto snaturare la legge d’iniziativa popolare (2007) che i Comitati dell’acqua erano finalmente riusciti a far discutere in Parlamento. Legge che solo lo scorso anno (con enorme sforzo dei comitati) era approdata alla Commissione Ambiente della Camera, dove aveva subito gravi modifiche, grazie agli interventi di Renzi-Madia. Il testo approvato alla Camera obbliga i Comuni a consegnare l’acqua ai privati. Ben 243 deputati (Partito Democratico e Destra) lo hanno votato, mentre 129 (Movimento Cinque Stelle e Sinistra Italiana) hanno votato contro. A nulla è valsa la rumorosa protesta in aula dei pentastellati.
Ora il popolo italiano sa con chiarezza sia quali sono i partiti che vogliono privatizzare l’acqua, ma anche che il governo Renzi è tutto proteso a regalare l’acqua ai privati. «L’obiettivo del governo Renzi – afferma giustamente Riccardo Petrella – è il Alex Zanotelliconsolidamento di un sistema idrico europeo, basato su un gruppo di multiutilities su scala interregionale e internazionale, aperte alla concorrenza sui mercati europei e mondiali, di preferenza quotate in Borsa, e attive in reti di partenariato pubblico-privato». Sappiamo infatti che Renzi vuole affidare l’acqua a quattro multiutilities italiane: Iren, A2A, Hera e Acea. Infatti sta procedendo a passo spedito l’iter del decreto Madia (Testo unico sui servizi pubblici locali) che prevede l’obbligo di gestire i servizi a rete (acqua compresa) tramite società per azioni e reintroduce in tariffa “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” (la dicitura che il referendum aveva abrogato!). Tutto questo è di una gravità estrema, non solo perché si fa beffe della democrazia, ma soprattutto perché è un attentato alla vita. E’ infatti Papa Francesco che parla dell’acqua come “diritto alla vita” (un termine usato in campo cattolico per l’aborto e l’eutanasia).
L’acqua è Vita, è la Madre di tutta la Vita sul pianeta. Privatizzarla equivale a vendere la propria madre! Ed è una bestemmia! Per cui mi appello a tutti in Italia, credenti e non, ma soprattutto alle comunità cristiane perché ci mobilitiamo facendo pressione sul Senato dove ora la legge sull’acqua è passata perché lo sgorbio fatto dai deputati venga modificato. Inoltre mi appello: al presidente della Repubblica, perché ricordi ufficialmente al Parlamento di rispettare il referendum; alla Corte Costituzionale, perché intervenga a far rispettare il voto del popolo italiano; alla Conferenza Episcopale Italiana (Cei), perché si pronunci, sulla scia dell’enciclica “Laudato Si’”, sulla gestione pubblica dell’acqua; ai parroci e ai sacerdoti, perché nelle omelie e nelle Renzi con Marianna Madiacatechesi, sensibilizzino i fedeli sull’acqua come “diritto essenziale, fondamentale, universale” (Papa Francesco); ai Comuni e alle città, perché ritrovino la volontà politica di ripubblicizzare i servizi idrici come Napoli (penso a città come Trento, Messina, Palermo, Reggio Emilia).
Il problema della gestione dell’acqua è oggi fondamentale: è una questione di vita o di morte per noi, ma soprattutto per gli impoveriti del pianeta, per i quali, grazie al surriscaldamento del pianeta, l’acqua sarà sempre più scarsa. Se permetteremo alle multinazionali di mettere le mani sull’acqua, avremo milioni e milioni di morti di sete. Per questo la gestione dell’acqua deve essere pubblica, fuori dal mercato e senza profitto, come sta avvenendo a Napoli, unica grande città italiana ad aver obbedito al referendum. Diamoci tutti da fare perché vinca la Madre, perché vinca la Vita: l’Acqua.

Alex Zanotelli, “Acqua, tradimento di Stato”, da “Coscienze in Rete” del 2 maggio 2016

domenica 8 maggio 2016

Con il manuale dell’ipocrita perfetto, il M5S è diventato identico al Pd

Alta Finanza massonica: lo strano caso del dottor Di Maio


Il Movimento 5 Stelle adesso mostra senza pudori il suo vero volto, passando all’incasso dopo avere per anni fatto diligentemente il “lavoro sporco”


Quanto sono lontani i tempi in cui Beppe Grillo, in maniera sibillina, spiegava come il governo Letta fosse condizionato fin dalla nascita da “manine straniere”. E come sono lontani i tempi in cui il M5S – da bravo scolaretto – si limitava a recitare il ruolo di “sfogatoio” buono per assorbire e paralizzare il dissenso delle tante vittime di un sistema politico tradizionale violento, nazistoide e perverso. Oggi le cose sono cambiate. E come insegna il manuale dell’ipocrita perfetto si può dire la verità e difendere gli interessi dei poveri e dei deboli solo stando volutamente all’opposizione; quando si entra nella stanza dei bottoni, invece, bisogna assorbire concetti come “responsabilità” e “moderazione”, termini orwelliani che indicano la disponibilità a garantire continuità sostanziale con il passato fingendo di cambiare tutto solo in superficie. L’eterno risorgere del Gattopardo, insomma. Il Movimento 5 Stelle adesso mostra senza pudori il suo vero volto, passando all’incasso dopo avere per anni fatto diligentemente il “lavoro sporco”.
Il sistema massonico dominante, quello che controlla giornali come l’“Economist” o il “Financial Times”, comincia guardacaso a tessere le lodi dei “grillini”, finalmente pronti all’ingresso nelle stanze del potere previa avvenuta maturazione, constatata Luigi Di Maiodirettamente dai soliti infallibili incappucciati muniti di grembiule (ovvero, manifesta disponibilità nel servire gli interessi dell’Alta Massoneria e dell’Alta Finanza). Da un lato i seguaci del guru Casaleggio negano la tessera ai “massoni paesani” iscritti in qualche innocua loggetta di provincia composta magari perlopiù da tromboni retorici e demodé; dall’altro però non si fanno scrupolo nel vezzeggiare, blandire e baciare l’anello dei massoni che non fanno folklore ma contano per davvero, “iniziati” potenti come quelli che hanno recentemente chiamato a rapporto quel damerino diLuigi Di Maio per istruirlo a dovere e, magari, cominciare a “levigarne la pietra grezza” in vista di una ventilata e prossima ascesa nell’empireo delpotere, sorretta dall’occhio benevolo del “Grande Architetto” dall’accento inglese (per cogliere l’invadenza anglosassone nella storia recente italiana leggere “Il Golpe Inglese” e “Colonia Italia”).
Questa doppia morale suscita effettivamente schifo e ribrezzo, facendo tornare alla mente esempi del passato non proprio edificanti. Tutti sanno, ad esempio, che in apparenza tanto il fascismo di Mussolini quanto il nazismo di Hitler perseguitarono la massoneria. Pochi sanno invece come tanto il fascismo quanto il nazismo ricevettero cospicui aiuti finanziari da importantissime centrali massoniche sovranazionali, vere levatrici di due fenomeni politici passati allastoria come sublimazione stessa dell’infamia e della vergogna imperitura (vedi, tra gli altri, Antony C. Sutton, “Wall Street and the rise of Hitler”). Oggi il copione si ripropone, validando una volta ancora quella nota profezia di Karl Marx secondo la quale “la storia si Grillo e Casaleggioripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Duri, puri e intransigenti con i massoni da dopolavoro ferroviario; servizievoli, carini e accorti con i massoni di spessore. Sinceri complimenti.
Noi del “Moralista”, a differenza di tanti altri, non possiamo dirci stupiti della parabola assunta dal Movimento 5 Stelle, avendo  compreso con discreto anticipo sia il ruolo di Casaleggio che quello di Luigi Di Maio, vero politicante da batteria cresciuto rapidamente con gli estrogeni. La nuova linea del Movimento 5 Stelle prevede quindi la difesa dell’euro e la richiesta di più flessibilità all’Europa, elevando perfino il premier inglese Cameron a modello da imitare. Stiamo parlando dello stesso Cameron che in patria distrugge ilwelfare dei suoi cittadini e all’estero combina guai ammazzando a piacimento dittatori sgraditi, alla Gheddafi, in compagnia di altri sanguinari personaggi come Hillary Clinton e Nicolas Sarkozy. In conclusione: il Movimento 5 Stelle, a furia di “progredire”, è diventato identico al Pd (manca solo che dicano che “ci vuole rigore ma anche la crescita”). La teoria darwiniana sul miglioramento e sull’evoluzione della specie è quindi oggi definitivamente smentita nei fatti. E anche le teorie “spenceriane”, quelle che innalzano il “progresso” a “signore della Storia”, non si sentono tanto bene.

Francesco Maria Toscano, “A furia di evolversi il M5S è diventato identico al Pd, lo strano caso del dottor Di Maio”, dal blog “Il Moralista” del 24 marzo 2016

venerdì 22 aprile 2016

Spesa referendum trivelle: intervenga la Corte dei Conti

Referendum trivelle: 13 milioni d’italiani non vogliono Renzi


Edificio Montezemolo - Corte dei Conti di Roma
Ha votato il 31,18%: 15.806.788 elettori si sono recati alle urne sui 50.675.406 degli aventi diritto.
Vero. Non si è raggiunto il quorum, anche se i “Sì” con il loro 85,84% (13.334.764 di preferenze) hanno battuto i “No” (14,16%, con 2.198.805 preferenze), surclassandoli in modo vertiginoso. Ma una domanda il Sig. Renzi e i suoi dovrebbero porsela: perché circa 16 milioni d’italiani non hanno “obbedito” al suo invito all’astensione e si sono recati lo stesso alle urne? Invito peraltro rafforzato anche dal Presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano.
Oltre 13 milioni d’italiani (più del doppio della popolazione dell’Olanda, una volta e mezzo quella della Svezia o quella dell’Austria, parecchio più della popolazione della Grecia, tanto per intenderci), con il loro voto, si sono espressi contro il predicato ed il boicottaggio di Renzi & C.
E costui, assieme ai suoi, canta pure vittoria, invece di preoccuparsi della corruzione e della desolazione che dilaga nel suo stesso partito, con scandali che stanno surclassando quelli della prima repubblica, trasformandoli in bazzecole agli occhi degli elettori?
Lo stesso boicottaggio da parte del Presidente del Consiglio, aiutato da Napolitano, è uno scandalo che non trova riscontri storici nella politica italiana.  
Com’è uno scandalo prendere atto che, nella settimana precedente la consultazione referendaria, il Tg1 (la fonte di informazione principale della maggioranza degli italiani) ha dedicato al referendum appena 13 minuti. Tredici minuti in una settimana. 
Com’è uno scandalo la decisione di dedicare una giornata elettorale isolata al solo referendum trivelle, quando a giugno è già programmata da tempo la tornata elettorale per le amministrative, spendendo e spandendo inutilmente la bellezza di 360 milioni di euro degli italiani che potevano essere risparmiati. Ma unire i due voti (per risparmiare) avrebbe di sicuro fatto salire sensibilmente il quorum e questo ai comandanti occulti di nostri politicanti non sarebbe piaciuto. Invece, a loro è piaciuto molto togliere 360 milioni di euro ai già affamati italiani ridotti sul lastrico, tra disoccupazione e pensioni da fame destinate ormai solo ai 70enni, pressione fiscale e balzelli che superano percentuali insostenibili per le umane spalle, con metodi d’incasso rasentanti la violenza estorsiva da parte degli organismi preposti (leggi Equitalia e affini), tagli alla sanità che costringono a pagarsi molti esami e farmaci se ci si trova in situazioni d’urgenza o a morire, come spesso accade, se si vive alla giornata, tagli alla scuola e allo stato sociale. 360 milioni di euro, intorno ai 700 miliardi di vecchie lire, che potevano essere messi a disposizione del fabbisogno di masse d’italiani che non sanno come sbarcare il lunario o di aziende per la creazione di posti di lavoro. Ma tanto, qual è il problema? Si recupereranno tartassando ancora una volta gli italiani con una nuova legge finanziaria, che taglierà quello che ancora è rimasto, ma non le ruberie della classe politica.
Usare il proprio potere politico per boicottare un referendum popolare, facendone mancare l’informazione e invitando ad astenersi, è scorretto, ma sperperare i soldi dello Stato è reato, oltre che immorale, vista la situazione d’indigenza in cui quello stesso potere politico ha trascinato gli italiani.
Lo strumento di giustizia a cui ricorrere per perseguire l’illecito esiste ed è previsto dal nostroordinamento: l’esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti competente per territorio (in questo caso il Lazio, trovandosi a Roma la sede del governo), alla quale si può denunciare Renzi per la spesa extra procurata allo Stato che si poteva facilmente risparmiare. Valutazione che alcune Associazioni di Consumatori stanno già facendo con lo studio del contenuto dell’esposto da proporre. Ciò non toglie, che anche ciascun singolo cittadino ha il diritto di proporre un proprio esposto sull’argomento, il quale esposto può essere anche inviato attaverso i servizi postali o per Posta Elettronica Certificata (PEC).
Vogliono modificare la Costituzione per toglierci sempre più diritti, serviamoci finché ancora possiamo degli strumenti che quello che rimane della Carta Costituzionale più bella del mondo ci mette ancora a disposizione.
Nino Caliendo

venerdì 25 marzo 2016

Siamo uomini o caporali? Non caschiamo nella trappola di chi ci vuole schiavi

I terroristi di Bruxelles? Li stanno acchiappando tutti (almeno così afferma chi comanda sui media). E con quanta celerità!

Ma, facciamo un’analisi facile facile, prevenire non è meglio che curare? Se La vostra risposta è sì, cominciate a chiedervi come si spiega che solo dopo innumerevoli morti e feriti gravi gli inquirenti sanno celermente dove mettere le mani, mentre per prevenire brancolano sempre nel buio (il "sempre" è d'obbligo, poiché il format dello sceneggiato è sempre lo stesso). Forse perché catturare terroristi prima di un attentato fa meno notizia dei morti delle bombe? Forse perché con la prevenzione si creerebbe un clima di troppa sicurezza nei Popoli da dominare e zittire con il terrore?

Chi è il vero regista occulto di queste mostruosità?

E non propinatemi ancora una volta la cantilena fritta e rifritta dell’Isis e del terrorismo islamico. Si cattura il braccio, ma la mente, la regia è libera di agire con altri “bracci” da sacrificare. Sarebbe come ritenere i capi clan le menti di camorra, mafia, ‘ndrangheta, etc, e non (quello che sono) semplici bracci esecutori di ordini provenienti da studi di regia ben più in alto, detentori di poteri enormi che nessun Popolo ha mai concesso ad alcuno. Bracci che fanno semplicemente il lavoro sporco, mentre i “cervelli”, che vestono Armani, mangiano caviale e bevono champagne vivendo in ville paradisiache comprate con il nostro sangue.

E’ vero: tutto questo non è una novità. Non scopro l’acqua calda, né l’uovo di Colombo. Le regie occulte dei poteri forti, che non si espongono e si nascondono dietro i loro burattini (nel nostro caso, i politici che ci governano con le loro menti sicuramente non eccelse), esistono da quando è nato il mondo. Solo che i tempi cambiano: siamo nel Terzo Millennio e la Storia ci ha lasciato molti insegnamenti e l'umanità ha vissuto innumerevoli corsi e ricorsi storici. 

Portatrici di riflessione sono le parole di Giulietto Chiesa nell’articolo che segue: “Sono bombe contro l’Europa dei Popoli, per renderla uno straccio subalterno al potere dell’Impero, per trascinarla in guerra tutta intera, terrorizzata, per mettere la museruola a tutti, anche ai recalcitranti. L’avviso è per tutti, non solo per Bruxelles. Chi è la mente non lo possiamo sapere. Ma una cosa che sappiamo è che i servizi segreti europei, tutti, chi più chi meno, sono filiali inquinate e di altri servizi segreti. Più probabilmente di settori, pezzi, frammenti incontrollabili di servizi segreti altrui. Ricordiamo il bellissimo e profetico film di Sydney Pollack, ‘I tre giorni del Condor’. Per questo non scoprono niente. E non scopriranno niente: perché non sono in condizioni di indagare. Per questo dobbiamo riprendere in mano la nostra sovranità, e cambiarli. Cambiando chi ci governa, e che sgoverna l’Europa, con altro personale, meno vile e più lungimirante. Altrimenti ci faranno arrostire, prima di renderci schiavi”.

Svegliamoci!

Nino Caliendo


Bruxelles al centro della strategia del terrore


Il nuovo massacro di Bruxelles, con azioni terroristiche tanto ben coordinate quanto sanguinose, cioè con bombe ad alto potenziale non con kamikaze suicidi, ha tutta l’aria di una “prosecuzione” di un piano. Di chi? Contro chi è diretto? Il sancta santorum che guida questa sarabanda non lo conosce nessuno, e dunque tutte le ipotesi sono ugualmente inattendibili. Quelle che subito vaneggiano di “risposta” di Daesh alla cattura dell’ultimo sopravvissuto del 13/11 a Parigi sono però palesemente ridicole. Un piccolo pregiudicato da tempo sotto controllo dei servizi segreti, ex tenutario di un centro di spaccio di droga e di prostitute come la bettola intitolata “La Beguine” nel quartiere di Molenbeek, che riesce a passare  indenne attraverso quattro controlli di polizia (francese) prima di rifugiarsi nello stesso quartiere in cui ha sempre vissuto, restandoci per quattro mesi, non poteva essere il “cervello” di niente. Questi attentati erano predisposti da tempo, da qualche centrale di provocazioni in grande stile. Contro chi?
Queste bombe sono la prosecuzione di quelle di Parigi del 2015: Charlie Hebdo e il Bataclan. Di Ankara, contro i turisti tedeschi. Sono la prosecuzione della messinscena di Colonia. Sono lo strascico del fiume di profughi. Andiamo con ordine: sono contro di Giulietto Chiesanoi. Contro “i popoli d’Europa”. Per ridurre le loro libertà residue e le loro capacità di risposta ai soprusi dei poteri. Infatti il primo risultato, scontato, sarà la sospensione di tutte le garanzie democratiche. È già in corso in Francia, ora sarà la volta del Belgio. Poi, dopo qualche altro attentato, magari in Italia, se per caso non volesse entrare in guerra in Libia, allora sarà la volta del nostro paese. Noi italiani siamo gli ultimi a poter essere ingannati, poiché abbiamo già vissuto la stessa cosa con la strategia della tensione. Questo ci dice che non dobbiamo cadere nella trappola di guardare il dito invece della Luna. Se ci dicono che è Daesh, diffidiamo. Probabilmente è “anche” Daesh. Ma Daesh è lo strumento, e la mano (in parte), ma non la mente. Sono bombe contro “l’Europa dei popoli”, per renderla uno straccio subalterno al potere dell’Impero, per trascinarla inguerra tutta intera, terrorizzata, per mettere la museruola a tutti, anche ai recalcitranti. L’avviso è per tutti non solo per Bruxelles.
Chi è la mente non lo possiamo sapere. Ma una cosa che sappiamo è che i servizi segreti europei, tutti, chi più chi meno, sono filiali inquinate e di altri servizi segreti. Più probabilmente di settori, pezzi, frammenti incontrollabili di servizi segreti altrui. Ricordiamo il bellissimo e profetico film di Sydney Pollack, “I tre giorni del Condor”. Per questo non scoprono niente. E non scopriranno niente: perché non sono in condizioni di indagare. Per questo dobbiamo riprendere in mano la nostra sovranità, e cambiarli. Cambiando chi ci governa, e che sgoverna l’Europa, con altro personale, meno vile e più lungimirante. Altrimenti ci faranno arrostire, prima di renderci schiavi.

Giulietto Chiesa, “Bruxelles, al centro della strategia del terrore”, da “Megachip” del 22 marzo 2016

Fonte: Web